Carmelo Maria Latorre
Economia urbana a bassa entropia nei centri storici
Abstract
Le politiche di valorizzazione dei centri storici hanno puntato nel passato sull'intervento "materiale”, operato attraverso il restauro e il recupero a scala urbanistico.
Lì dove le risorse si sono dimostrate sufficienti, il “make up” ha di fatto avviato una operazione di rinascita, che non ha, ad ogni modo, sempre prodotto esiti fruttuosi rispetto a quanto atteso.
La risposta è stata spesso ricercata nella allocazione di nuove e differenti destinazioni d’uso nei nuclei antichi, a volte di difficile collocazione in quanto poco compatibili con le caratteristiche storiche architettoniche degli edifici.
Nell’epoca della modernità, invece le strategie di rivitalizzazione del centro storico si sono orientate sempre più alla smaterializzazione. I luoghi delle attività si sono estesi dagli interni degli edifici storici alla strada: il tessuto stesso, le trame viarie e gli spazi pubblici dei nuclei antichi sono divenuti buoni ospitanti di iniziative culturali e popolari.
Questi nuovi tentativi di valorizzazione, che di fatto consideravano il valore intrinseco dei luoghi e degli spazi aperti rilevante quanto quello delle architetture e degli spazi confinati in genere, hanno attratto verso il centro storico nuove attività, temporanee, ma catalizzatrici di interessi che in altri tempi e con altre modalità sarebbero rimaste escluse dall’interazione col tessuto storico della città.
A volte questa operazione è stata accompagnata da costruzioni di “nuove identità” non necessariamente coerenti con le reali identità consolidate dei luoghi.
L’aspetto più interessante, al di là delle conflittualità or ora richiamate, è quello di far discendere il valore d’uso di un ambiente costruito di valenza storica, non solo dalla sua possibilità di “trasformazione”, ma anche dalla sua possibilità di “diverso uso”. Quest’ultima ha consentito di introdurre nuove attività in spazi definiti e storicamente consolidati, senza mutare le loro fattezze fisiche.
I piani terra dei centri storici, frequentemente oggetto di tentativi di stravolgimento operati da costruttori e progettisti, alla ricerca di un riuso (abitativo, commerciale) spesso forzato, e quasi violento rispetto ai caratteri storici, sono diventati spazi espositivi, ospitatori di funzioni più compatibili con le architetture, così come restituite alla odierna condizione, senza alcuna modificazione fisica. Spazi che si pensava potessero essere “economicamente utili” solo attraverso la realizzazione di aperture di finestre, di realizzazione di servizi, sono “rinati” nella loro essenza intrinseca nel momento in cui senza la necessità di queste opere accessorie sono diventati “stand, luoghi di esposizioni, senza necessariamente ospitare un violento inserimento di “servizi e installazioni”.
Così Melpignano, espropriando la genesi della “tarantolata” a Galatina è diventato il luogo della “Notte della Taranta”, Cisternino ha iniziato a ospitare la Pizzica, Bisceglie e Molfetta sono diventati luoghi di notti bianche ospitando mostre esposizioni e commercio.
Questa esperienza ci ha insegnato che i luoghi non necessitano di essere stravolti per essere utilizzabili: guardarli in modo diverso consente di individuare nuovi usi compatibili con il carattere intrinseco del costruito, e quindi, in conseguenza, di identificare nuovi valori di uso. Si è passati quindi dalle attività (e dalle fisicità) permanenti, a quelle “estemporanee”, da un uso “continuato”, ad un uso “momentaneo”.
Il modello interpretativo di questo passaggio dal punto di vista economico-valoriale, si identifica nell’ “Economia a bassa entropia”. Il concetto di Entropia è entrato nell’economica attraverso il modello di Georgescu Roegen. L’entropia aumenta con l’aumentare della complessità dei processi. Nel contempo l’incremento dell’entropia accelera i processi dissipativi. Un modello di Entropia ad alta economia coincide con un intervento sul patrimonio storico che presuppone grandi costi iniziali, recuperabili nel lungo periodo. Un modello di economia a bassa entropia, invece, comporta bassi costi (e rischi) iniziali, recuperabili con tempi più brevi e intriti meno ingenti. E questo modello che si sta affermando nelle attività di fruizione turistica “esperienziale”, nell’abito delle quali la scoperta del Centro storico è esperienza in se, e non presuppone necessariamente un adattamento forzoso a funzioni della modernità. E’ una vittoria di Ruskin, e di colo che considerano l’economia dell’”immateriale” come la futura chiave di lettura di una corretta e rispettosa utilizzazione del centro storico. Esempi di questa fruizione sono abbastanza singolari:
si va dal “Volo dell’Angelo” che ha fatto conoscere Castelmezzano (uno dei “Borghi più belli di Italia”) più della bellezza del suo insediamento, alla visita a Craco Peschiera, luogo dell’inattività, che testimonia però un valore di esistenza che prescinde dal suo “essere disabitato”. Si passa dai tentativi di ospitare funzioni abitative nei piani terra a funzioni esibitive nelle “notti bianche” celebrate tra libri e calici “sotto le stelle”, senza infierire sul costruito di centri storici come quello di Bisceglie.
Il contributo tenta di stimolare una riflessione più profonda di questa nuova modalità di intravedere il centro storico minore, come luogo di “nuove esperienze” e non di “nuovi usi”.
Curriculum
- Ingegnere, Professore Associato di Estimo presso il Politecnico di Bari
- Laurea in Ingegneria Civile (1992 presso il Politecnico di Bari
- Master in European Contruction (1994) presso Universidad de Cantabria, Loughboruogh University of Technology e Conventry University, Schort Course in GIS Presso Sheffield University
- Dottore di ricerca (2000) in Metodi di Valutazione per la Conservazione integrata del Patrimonio Architettonico Urbano e Ambientale, Università Federico II
- Post Doc presso il Politecnico di Bari, Ricercatore Universitario di Estimo (2002) presso il Politecnico di Bari, Professore Associato di Estimo (2014) presso il Politecnico di Bari
- Svolge attività di ricerca e di consulenza tecnico-scientifica sui temi della: Valutazione dei Piani e dei Progetti, sulla perequazione e la compensazione urbanistica; sulla Stima del danno ambientale e la Valutazione Ambientale Strategica, sul Gestione Economica e Urbana ai fini del Risparmio di Suolo
- Autore e coautore di libri, articoli scientifici, Referee ed Editor di Pubblicazioni e Atti di conferenze internazionali
- Socio della Società Italiana di Estimo e Valutazione (SIEV), della American Economic Association della American Real Estate and Urban Economics Association, Membro dell’Istituto Nazionaledi Urbanistica e dell’ICOMOS
- In MITO-Lab si occupa di Analisi economiche e ambientali in ambito territoriale, di utilizzo di modelli geostatistici per il mercato immobiliare e il consumo di suolo. Sperimenta approcci alla gestione delle informazioni territoriali nella logica open access, opera nell’ambito del decision making,atraverso l’uso valutazioni per la compensazione e la perequazione a scala urbana e territoriale